Descrizione
“(…) che siano a ispiralo il dolore per la morte del padre o le insanabili contraddizioni della società contemporanea, Costantini non imbocca mai la strada della passiva rassegnazione, né il suo mosso scenario interiore presta il fianco alla resa e alla disperazione. La migliore arma di difesa, schierata contro gli episodi della vita quotidiana che più gli generano ansia e sgomento, è il suo ghigno beffardo: a tratti mordace e sprezzante ma nel complesso sornione e bonario, esso costituisce la cifra più autentica dell’intero corpus poetico. Il quale vanta in alcune zone un incedere canzonatorio e una sentenziosità epigrammatica tanto felici da apparire degni della nostra tradizione goliardica. Invece, quando alla volontà d’azione subentra l’assorta contemplazione, Costantini si abbandona alla vena lirica, lasciando affiorare tutta la sua indole malinconica e nostalgica. Non nasconde in questi casi la propria commozione dinnanzi alla natura e ai suoi incantevoli paesaggi (tradizionalmente specchio dell’anima), al cospetto dei quali trovano quiete e ristoro i moti ondivaghi di un capriccioso pensiero” (dall’Introduzione di Andrea Scardicchio).