Descrizione
Nella scuola italiana, nonostante tutti i tentativi di riforma, le discipline sono ancora presentate in maniera a-problematica. Tale proposta didattica è palesemente non-scientifica perché incentrata sugli esercizi piuttosto che sui problemi. I primi, infatti, costituiscono la quasi totalità dello sforzo educativo; presuppongono solo la conoscenza di una teoria, non da provare, ma già provata e quest’ultima, infine, è affidata al mero sforzo di memorizzazione. I secondi, invece, anche a causa del loro particolare ruolo nella prassi della scoperta scientifica, richiedono maggiori competenze e nuovi setting, ciò soprattutto perché offrono la possibilità di sviluppare non soltanto le capacità meramente applicative-esecutive ma anche quelle creative. Per queste ragioni i problemi non soltanto costituiscono la chiave della “nuova” rivoluzione scientifica, ma aprono le porte alla possibilità di una “nuova didattica” utile a fornire le chiavi di lettura della complessità.
Rielaborando la “teoria unificata del metodo”, l’Autore propone un percorso di riflessione epistemologica applicato all’iniziativa didattica, tendente a ripensare i problemi del metodo, inteso non come programma, ma come aiuto per affrontare le sfide della società contemporanea.
Su questo terreno, infatti, Scuola ed Università dovranno confrontarsi nell’obiettivo comune di insegnare ad imparare; e l’obiettivo potrà essere raggiunto nella misura in cui tali agenzie educative sapranno far apprendere un metodo che serva a tutta la vita civile e sociale degli uomini di oggi e di domani. Il manifesto epistemologico che l’Autore sostiene è quello secondo il quale il problema scatena la ricerca, mentre l’esercizio la blocca; ed il volano critico entro cui si deve sviluppare la nuova prassi docimologica non può che essere quello secondo il quale imparare è ricercare e la ricerca avanza per trials and errors. Tentativi ed errori, correzioni successive allo scopo di “creare” il proprio luogo del sapere e del fare.